la Divina Commedia


La Divina Commedia è un poema di Dante Alighieri, scritta in lingua volgare fiorentina. Composta tra il 1307 e il 1321, è l'opera più celebre di Dante, una delle più importanti testimonianze della civiltà medievale e uno dei capolavori della letteratura mondiale. Il poema è diviso in tre parti, Inferno, Purgatorio e Paradiso (chiamate cantiche), ognuna delle quali è composta da 33 canti (l'Inferno ne ha 34).

Un importante documento scritto in volgare (Trattato tra Pisa e Tunisi del 1264).

Il poeta narra di un viaggio attraverso i tre regni ultraterreni che lo condurrà fino alla visione della Trinità.

Dante, all'ingresso del Paradiso.

La sua rappresentazione immaginaria dell'oltretomba cristiana è il culmine della visione medioevale che rappresentava la Chiesa cattolica in quell’epoca.

Una rappresentazione di Bonifacio VIII, papa all'epoca di Dante Alighieri 1303.

L'inizio della stesura dell'Inferno coincide dal 1302, dopo l'esilio di Dante. La prima menzione della Divina Commedia in un documento, risale al 1317 da un registro di atti ritrovato a Bologna, con una terzina dell'Inferno copiata sulla copertina, mentre il ritrovamento di altri manoscritti più antichi risalgono al 1330, una decina di anni dopo la morte di Dante. La scrittura del Purgatorio combacia con l'ultima parte dell'Inferno. Il Paradiso viene inserito tra il 1316 e il 1321, data della morte del poeta. Non c’è nessuna firma autografata da Dante, ma sono conservati tre manoscritti della Commedia copiati integralmente da Giovanni Boccaccio, il quale non si servì di una fonte originaria, ma di manoscritti a loro volta copiati. A tal proposito bisogna pensare che Dante durante l’esilio si spostò molto, quindi non potendo portarsi dietro molte carte è probabile che i manoscritti originali siano dispersi.

Dante descrive il dolore dell'esilio nella Divina Commedia, Paradiso XVII.

La prima pagina della Divina Commedia.