Olympus OM-2

Fotocamera Olympus OM2 del 1975.
La Olympus OM-2 è una fotocamera reflex per pellicola 35mm (la prima del sistema OM della Olympus ad avere in sé una componente elettronica), presentata come prototipo al Photokina del 1974. Due anni dopo, ci fu il debutto della OM-1, la reflex meccanica completamente manuale. La OM2 arrivò sul mercato soltanto alla fine del 1975.
L'aggiunta delle funzioni di esposizione automatica della OM-2 portò tutto il sistema OM ad un livello più alto. La OM-2 venne prodotta in tre differenti modelli, la OM-2, la OM-2N e la OM-2 Spot Program (SP). La principale differenza tra la OM-2 e la OM-2N è il sistema di supporto del flash. La OM-2 supporta il controllo del flash TTL/OTF sia con il Quick Auto 310 (con la slitta porta flash Accessory Shoe 2) sia con i flash della serie T (con la slitta Accessory Shoe 3).

Fotocamera Olympus OM2N del 1988.

La Olympus OM-2n supporta il controllo del flash TTL/OTF solo con i flash della serie T e può usare solo la slitta Accessory Shoe 4. La OM-2n è anche dotata di un LED di pronto flash/flash ok e del segnale di compensazione dell’esposizione nel mirino, inoltre conta sulla sincronizzazione automatica della velocità del flash. Il tempo di esposizione più lungo nella OM-2n è di 2 minuti, indipendentemente dalla sensibilità (ASA) della pellicola, mentre la OM-2 ha un lungo limite che varia con il variare della scala ASA (ISO) (1 minuto con 100 ASA). La OM-2n imposta automaticamente la velocità dell’otturatore a 1/60 sec con un flash della serie T.
La OM-2 invece mantiene l’otturatore aperto quando il flash non ha abbastanza potenza, e usa la disponibile luce OTF in aggiunta alla luce prodotta dal flash. Alcuni pensano che sia un vantaggio ma la Olympus ha avuto i suoi buoni motivi per modificare questo dispositivo nella OM-2n: l’otturatore elettromagnetico consuma in fretta la batteria quando resta aperto per lunghi periodi. Entrambe le fotocamere erano disponibili cromate e nere.
La Olympus OM-2SP (Spot/Program) è da considerare senza alcun dubbio la intermedia tra la OM-2n e la OM-4. Si tratta di una fotocamera semi-professionale. In sostanza una più economica versione della OM-4.

Fotocamera Olympus OM2 SP del 1992.

La OM-2SP è indirizzata all'amatore esperto, non al professionista, perché la modalità Program e le operazioni motorizzate più lente non sono esattamente professionali. Comparata alla OM-4 le manca il tempo di esposizione di 1/2000 secondi, l'esposizione automatica di 4 minuti (2 minuti sulla OM-2SP) e la sofisticata misurazione multi-spot. La misurazione spot della OM-2SP è stata semplificata in una sola misurazione spot collegata alla modalità manuale. La modalità "Center-weighted metering" non è disponibile in modalità manuale. La OM-2SP è stata costruita solo nella versione nera.

Scheda Olympus OM-2
Tipo: SRL
Formato: 35mm
Pellicola: 135
Innesto obiettivi: Baionetta Olympus OM
Mirino: Copertura 97%
Esposimetro: TTL (CdS)
Sensibilità dell’esposimetro: n.d. EV n.d.
Tempi: da 1/sec a 1/1000 sec, Posa B
Tempi meccanici: Tutti
Bracketing: No
Profondità di campo: Si
Blocco dell’esposizione: Si
Esposizioni multiple: Si
Flash integrato: No
Tempo di Sincro-flash: 1/60 sec
Presa Sincro P/C: Si

Esposizione

Variando il tempo, cambia l'esposizione. Nell'esempio 1,3 → 2,5 → 4 → 8 → 15 secondi.
Nell’utilizzo di una fotocamera, l’esposizione significa stabilire la quantità giusta di luce che deve incidere una pellicola. Per regolare la quantità di luce, le fotocamere sono dotate di un diaframma, di un otturatore e di una sensibilità ISO.
Il diaframma è un meccanismo formato da sottili lamine metalliche che possono scorrere una sull'altra creando un'apertura dal diametro variabile, simile all'iride dell'occhio umano. Questo meccanismo si trova dentro gli obiettivi e nelle fotocamere digitali compatte, tra l'obiettivo e il sensore. Esso consente di regolare la quantità di luce che, passando attraverso le lenti dell'ottica, colpisce il sensore e permette di regolare la profondità di campo. Il diametro dell'apertura del diaframma può essere variato tramite una ghiera posta sul corpo dell'obiettivo o, nelle fotocamere digitali compatte, da uno specifico pulsante, controllandone i valori sul monitor LCD. I valori dell'apertura del diaframma nelle digitali compatte possono variare generalmente da f1,8 a f11. La quantità di luce che può passare attraverso un obiettivo è influenzata dalla qualità delle lenti e dalla lunghezza del percorso che deve compiere per arrivare al sensore. Le fotocamere digitali compatte hanno, per motivi di spazio, obiettivi con diametri anteriori piuttosto piccoli e raramente l'apertura massima del loro diaframma raggiungerà valori inferiori a f2,8. Se un obiettivo è dotato di zoom ottico la distanza della lente anteriore dal sensore varierà in base alla focale utilizzata e per questo motivo spesso vediamo sugli obiettivi delle fotocamere due valori di apertura del diaframma. Il minore si riferisce a quello relativo alla focale grandangolare mentre il maggiore rappresenta la massima apertura per il tele.

Scala dei diaframmi.

L’otturatore è il secondo elemento che concorre alla determinazione dell'esposizione. Determina il tempo di posa o di scorrimento della luce. L'otturatore è un meccanismo che ha il compito di impedire che la luce colpisca il sensore della fotocamera quando non è in atto la creazione della fotografia. Si tratta generalmente di una tendina normalmente chiusa che viene fatta aprire dalla fotocamera per un tempo brevissimo durante il quale la luce colpisce il sensore. L'otturatore quindi regola il tempo in cui la luce può incidere sul sensore. I tempi di posa nelle fotocamere digitali compatte variano da 15 secondi a 1/2000 di secondo e possono essere regolati tramite una ghiera o un pulsante e visualizzati sul monitor LCD.

Otturatore a tendina a scorrimento orizzontale di una Fujica az1 del 1978.

Un particolare di obbiettivo Voigtländer con otturatore Embezet del 1925.

La sensibilità ISO è il terzo elemento che concorre alla determinazione dell'esposizione e alla qualità dell’immagine. Nella fotografia tradizionale questo elemento era modificabile solo scegliendo tipi diversi di pellicola, ma nella fotografia digitale la sensibilità viene impostata dalla fotocamera stessa. Se il diaframma regola la quantità di luce e l'otturatore ne controlla la durata d'azione, la sensibilità ISO determina la quantità e l'intensità di luce che il sensore ha bisogno per poter creare la fotografia. Come per il diaframma e per l’otturatore, anche per la sensibilità ISO è possibile impostare sulla fotocamera diversi valori, che vanno da 50 a 1600 ISO. Ai valori più bassi corrisponde un maggior fabbisogno di luce mentre a quelli più elevati, uno minore. Maggiore è la quantità di luce che colpisce il sensore, maggiori saranno i dati registrabili e maggiore il numero di dettagli presenti nell'immagine finale.

Foto con sensibilità iso50.

Foto con sensibilità iso100.

Foto con sensibilità iso200.

Foto con sensibilità iso400.

Foto con sensibilità iso800.

Foto con sensibilità iso1600.

Konica F

Konica F del 1960.
La Konica F, prodotta nel febbraio del 1960 dalla Konishiroku, conosciuta come Konica, fu la prima fotocamera 35 mm reflex. Il numero di pezzi prodotti varia fra i 600 e i 1500 pezzi. Non è possibile risalire al numero esatto a causa della mancanza di documenti. Con la sua introduzione, la velocità dello scatto raggiunse 1 / 2000s, con un otturatore Synchro della Konishiroku ad alta velocità, progenitore del rivoluzionario otturatore Copal Square, utilizzato in seguito da tutte le 35mm reflex negli anni ‘70 e ‘80. Ancor oggi, la maggior parte delle fotocamere digitali e 35mm film usano persiane simili e considerate discendenti delle persiane Konishiroku e Copal. Inoltre la Konica F è stata la prima made-japan reflex 35mm a includere un esposimetro incorporato, cross-coupled. Solo quattro lenti di ottima qualità sono compatibili con la Konica F: Hexanon 35 mm f/2.0, f/1.4, Hexanon 52 mm, Hexanon 85 mm f / 1,8 e Hexanon 135 mm f / 2,8. Tutti hanno la stessa montatura a baionetta 40,5 mm di diametro. Ciò che distingue le lenti F, è il legame che connette con il sistema di misurazione del corpo macchina. La F ha un mirino intercambiabile. Un prototipo di questa fotocamera fu esposta a Tokyo per una mostra nel 1959, chiamato Koniflex 35.

Fotocamera Koniflex del 1959.



Classificazione: KONICA baionetta F
Aperture Meccanismo: completamente automatico, stop down per il controllo
Specchio: automatico rapido ritorno
Otturatore: metallo focale del piano; B, 1-2.000
Mirino: pentaprisma o livello della vita; intercambiabili
Messa a fuoco: Split Image e stuoia
Metro: integrato; croce accoppiati, selenio, ASA 10-800, LW 5-17 a 100 ASA
Flash Synchro:M & X ( 125 ) ; presa tipo JIS B
Motor Drive: no
Batteria: no
Altre caratteristiche: autoscatto 10 sec. ; Esposizione di auto azzeramento contatore
Colore: cromo e pelle nera
Peso: 1100 gr
Dimensioni: 150,5 x 105,5 x 91 mm
Anno di produzione: 1960
Intervallo del numero di serie: 101421 100.005, 100.145, 100.742, 100.750, 101.372, 101.421
Numero di prodotto: 2002/05/05 in quanto vi è una nuova stima 1500 101.421
Nuovi prezzi (19xx): $ 377,95 con 52/1.4; WARD 1961

Nikon F

Nikon F con cromatura in oro, produzione limitata.
La Nikon F è la prima fotocamera reflex prodotta dal 1959 al 1979 dalla Nippon Kogaku (successivamente Nikon). Il progetto deriva dalle fotocamere a telemetro allora in produzione. Si è subito affermata come il primo sistema fotografico professionale caratterizzato da ottiche e mirini intercambiabili. È stata la prima reflex ad essere dotata di un motore elettrico per il trascinamento della pellicola. La vastissima gamma delle ottiche utilizzabili consentiva di avere uno strumento adatto a tutte le situazioni, dal reportage al ritratto e dalla macrofotografia alla foto d'architettura. L'otturatore, inizialmente prodotto con tendine in stoffa, venne sostituito con una versione in lega di titanio. I mirini intercambiabili rappresentarono una novità nel nascente mercato delle fotocamere reflex: era possibile sostituire il mirino pentaprismatico in dotazione con il mirino esposimetrico Photomic, il mirino a pozzetto, il mirino sportivo, il mirino angolare, il mirino ingranditore. L'esposimetro era esterno, al selenio e collegato al selettore delle velocità e all’anello dei diaframmi. Nel 1962 venne prodotto il mirino Photomic che fornì un esposimetro esterno sostituito dal Photomic T  nel1965 con misurazione TTL e dal Photomic Tn nel1967 con misurazione media a prevalenza centrale tipica della Nikon, dove due fotocellule reagiscono al 60% nella zona centrale e al 40% per il resto. L'ultima versione rimane quella del 1968 dove l'esposimetro del Photomic FTn monta un nuovo sistema di informazione della luminosità dell'obiettivo, mediante il quale, una volta montata la lente, è sufficiente far compiere alla ghiera dei diaframmi una corsa completa "avanti - indietro" fino a fondo scala. Nel 1973 la Nikon F ricevette delle piccole modifiche: leva di avanzamento e levetta dell'autoscatto rivestite di plastica come la F2 (già sul mercato da un paio di anni), l'aggiunta di una filettatura sulla presa sincro-flash e l'irrobustimento degli occhielli per la tracolla. Questi modelli vennero soprannominati "Apollo" in relazione alla missione spaziale Apollo 15 a cui Nikon fornì un modello speciale di F.

Nikon F del 1959.

Nikon F photomic del 1962.

La Voigtländer

Fabbrica della Voigtländer a Braunschweig in Germania.
La Voigtländer è un'azienda produttrice di macchine fotografiche. Creata a Vienna nel 1756, l'azienda prese il nome dal suo fondatore, Johann Christoph Voigtländer, e produsse inizialmente strumenti ottici, destinati in particolare a microscopi e ad altre apparecchiature scientifiche. Tra le prime realizzazioni gli obiettivi di tipo Petzval, a altri destinati a diventare famosi, come ad esempio il Collinear e l'Heliar. Nel 1840 costruì la prima lente per macchine fotografiche, mentre nel 1841 venne messo a punto il primo dagherrotipo interamente in metallo. Produsse successivamente macchine a lastra, costruite in modo praticamente artigianale. Nel 1849 la sede venne trasferita a Braunschweig, in Germania, dove poco dopo nacque la Voigtländer & Sohn. Nel 1925 venne acquistata dalla Schering AG. In seguito la Voigtländer orientò la produzione verso apparecchi fotografici accessibili a tutti, e questo le consentì di rimanere fra i leader del mercato fin dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1956 fu comprata dalla Carl Zeiss Foundation, prendendo il nome di Zeiss Ikon Voigtländer. Nel 1973 il marchio divenne di proprietà della Rollei fino alla crisi del 1982, per passare nel 1990 alla giapponese Cosina e infine nel 1999 alla tedesca Ringfoto& Co. Alfo Marketing KG.

Johann Christoph Voigtländer (1732-1797).

Una fotocamera Voigtlaender superb del 1935.

Il Pentaprisma

Schema ottico di una fotocamera Reflex.
Il Pentaprisma è un prisma ottico a cinque facce, di queste solo quattro sono interessate dal percorso della luce: due sono rispettivamente le superfici di ingresso ed uscita, due sono i piani di riflessione; questi ultimi sono resi riflettenti, poiché l'angolo di incidenza troppo piccolo (inferiore all'angolo critico) impedisce di sfruttare la proprietà di riflessione totale. A differenza del semplice prisma a riflessione, il pentaprisma produce un'immagine diritta sia in senso orizzontale (non invertita destra-sinistra) che verticale. Nel campo fotografico, una variante del pentaprisma è il cosiddetto pentaprisma a tetto, in esso l'immagine è invertita orizzontalmente poiché una faccia riflettente è stata suddivisa in due superfici reciprocamente perpendicolari.
Schema di funzionamento di un pentaprisma (in grigio le facce rese riflettenti).

Schema di funzionamento di un pentaprisma a tetto (in grigio la faccia resa riflettente).

Queste non devono essere rese riflettenti, perché si ha già riflessione totale. Il pentaprisma a tetto è impiegato spesso nel mirino delle macchine fotografiche reflex (mirino a pentaprisma) perché permette di vedere l'immagine riflessa dallo specchio di tali macchine senza che risulti capovolta o invertita destra-sinistra (l'inversione orizzontale introdotta dal pentaprisma a tetto compensa quella già presente nell'immagine riflessa dallo specchio mobile). È un sistema adoperato nelle apparecchiature di fascia media o medio-alta, nelle macchine di fascia bassa è sostituito da un più economico pentaspecchio che, pur avendo identico principio di funzionamento, fornisce immagini meno luminose. Una caratteristica del pentaprisma è che l'angolo dei raggi di luce in uscita è sempre 90° rispetto all'angolo di quelli in entrata, questo componente ottico è quindi insensibile alle variazioni di inclinazione nel montaggio.

Spaccato di una macchina fotografica reflex, in alto è visibile il pentaprisma a tettoo.

schema di una fotocamera reflex con mirino pentaprisma.


Contax S

Fotocamera Contax S v.2 della Carl Zeiss.
La Contax S è una macchina fotografica reflex 35mm costruita dalla Carl Zeiss della Germania dell'Est dal 1949 al 1962. In seguito all'assegnazione del marchio alla Zeiss Ikon occidentale i modelli esportati furono venduti con il nome di Pentacon. La Contax S monta obbiettivi con il passo a vite 42mm, è la prima reflex che adotta quello che diverrà lo standard universale. L'altra innovazione fondamentale è il pentaprisma che permette di vedere l'immagine come è effettivamente. La fotocamera Rectaflex, dello stesso periodo, aveva l'immagine invertita orizzontalmente. La Contax S è stata prodotta in poco più di 150.000 esemplari; ha un otturatore a tendine con scorrimento orizzontale. Ciò ha permesso di posizionare il pentaprisma per raddrizzare l'immagine. Lo specchio che devia l'immagine, dopo lo scatto non ritorna automaticamente nella sua posizione. Caricando l'otturatore lo specchio si abbassa. L'avanzamento e il riavvolgimento della pellicola si effettuano girando le ghiere come sulle Contax a telemetro. La scelta del tempo di posa va effettuata tassativamente dopo aver caricato l'otturatore e girando la ghiera dei tempi nella direzione indicata dalla freccia. Il diaframma si aziona in preselezione. Il pulsante di scatto è in una posizione inconsueta ma piuttosto ergonomica. L'esposimetro non è presente.
Fotocamera Contax S vista dall'alto.


Scheda:

Contax S
Tipo:
SLR
Formato:
35mm
Pellicola:
135
Modalità:
manuale
Innesto obiettivi:
vite 42x1
Mirino:
fisso
Otturatore:
tendina
Esposimetro:
non presente
Sensibilità dell'esposimetro:
-
Tempi:
da 1 secondo a 1/1000, posa B
Tempi meccanici:
tutti
Bracketing:
no
Profondità di campo:
no
Blocco dell'esposizione:
no
Esposizioni multiple:
no
Flash integrato:
no
Tempo di sincro-flash:
1/60sec
Presa sincro P/C:
si
Accessori:

note:




































Telescopio spaziale Hubble

Il Telescopio spaziale Hubble visto dallo Space Shuttle.
Il telescopio spaziale Hubble, sigla HST dal nome Hubble Space Telescope, è un telescopio posto negli strati esterni dell'atmosfera terrestre, a circa 600 chilometri di altezza, in orbita attorno alla Terra (ogni orbita dura circa 92 minuti). È il più grande telescopio orbitante della storia e ha permesso all’intera comunità scientifica di entrare in possesso di immagini definite eccezionali. Fu lanciato il 24 aprile 1990 con lo Space Shuttle Discovery come progetto comune della NASA e dell'ESA. Il telescopio può arrivare ad una risoluzione angolare migliore di 0,1 secondi d'arco. L'HST è così chiamato in onore di Edwin Hubble, astronomo statunitense. Nel 2014, sarà prevista una cooperazione con il prossimo Telescopio Spaziale James Webb (JWSP). Osservare fuori dall'atmosfera comporta numerosi vantaggi, perché l'atmosfera, a una certe lunghezze d'onda, distorce le immagini e filtra le radiazioni elettromagnetiche , in particolare nell'ultravioletto. Nel 1993, durante la missione STS-61, il telescopio subì una delicatissima manutenzione che ne ha riparato le ottiche gravemente compromesse da un errore costruttivo scoperto solo dopo il lancio. L'11 maggio 2009 è stato lanciato lo Space Shuttle Atlantis per una missione di manutenzione, terminata con successo. Utilizzando il telescopio spaziale Hubble, gli astronomi hanno compiuto una serie importante di scoperte scientifiche su galassie sconosciute, buchi neri, sull’evoluzione stellare e la planetologia, apportando nuovi dati per una migliore comprensione dei processi fisici che regolano ed hanno regolato l’evoluzione dell’ Universo.
Un'altra immagine del telescopio spaziale Hubble.


Caratteristiche tecniche:
Organizzazione: NASA/ESA
Lunghezza d'onda coperta: Ottico, ultravioletto, vicino infrarosso
Tipo di orbita: Circolare
Altezza dell'orbita: 600 km
Periodo orbitale: 96-97 min
Velocità orbitale: 7500 m/s (27000 km/h)
Accelerazione di gravità: 8,169 m/s²
Momento angolare: 5,28×1010 m²/s
Data di lancio: 24 aprile 1990
Fine della missione: intorno al 2013
Massa: 11 tonnellate
Schema del telescopio spaziale Hubble.